(Agenzia VISTA) Arezzo, 28 febbraio 2016
Protesta davanti l’abitazione della famiglia del ministro Maria Elena Boschi a Laterina, in provincia di Arezzo.
Al sit in domenicale con megafoni e striscioni hanno partecipato alcune decine di risparmiatori che si ritengono vittime del decreti sulle banche. Youtube.
Il 22 novembre 2015 il governo Renzi, su proposta della Banca d'Italia, ha approvato un decreto che dispone la risoluzione della Banca Etruria e di altri tre istituti italiani come previsto da una direttiva Ue (Bank Recovery and Resolution Directive) recepita dall’Italia 6 giorni prima. La risoluzione prevede, quale strumento per l'assorbimento delle perdite, il ricorso all'azzeramento totale del valore degli strumenti di investimento più rischiosi, le azioni e le obbligazioni subordinate, entrambe forme d'investimento esposte, per loro natura, al rischio d'impresa.
I commissari sono decaduti il 22 novembre in seguito alla cessione della vecchia banca, posta in liquidazione coatta amministrativa, a favore della nuova (c.d. Bridge Bank, "banca ponte"), denominata Nuova Banca dell'Etruria e del Lazio S.p.A., che ne ha assorbito i diritti, le attività e le passività positive, con esclusione delle passività subordinate, e ha iniziato ad operare il 23 novembre, dopo che, il giorno precedente, era stata autorizzata dalla Banca d'Italia, che ne aveva anche nominato il CdA, presieduto da Roberto Nicastro.
I prestiti in sofferenza che residuano dopo l'assorbimento delle perdite dalle azioni e dalle obbligazioni subordinate, sono confluiti, invece, in una bad bank unica, priva di licenza bancaria, assieme a quelli di Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti che hanno avuto analogo epilogo.
Questa scelta ha di fatto causato grossi perdite tra piccoli investitori che avevano acquistato delle obbligazioni subordinate. Molti di questi piccoli investitori hanno lamentato di non sapere il rischio che correvano al momento dell’acquisto.