(Agenzia VISTA) Amsterdam, 06 febbraio 2016 - Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sul caso del ricercatore ucciso al Cairo
Continua a suscitare polemiche l’omicidio di Giulio Regeni, il ragazzo di 28 anni di Fiumicello (Udine) scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016 e trovato morto il 3 febbraio 2016. Sul corpo del giovane sono state trovate ferite di arma da taglio, bruciature di sigaretta e altri segni di tortura.
Regeni era in Egitto per lavorare alla sua tesi sullo sviluppo dell’economia egiziana dopo la rivoluzione che cinque anni fa portò alla destituzione dell’allora presidente Hosni Mubarak. Era dottorando in Commercio e sviluppo internazionale presso il dipartimento di Politica e studi internazionali dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, ed era scomparso nel giorno del quinto anniversario della rivolta che provocò la caduta del regime di Hosni Mubarak.
Regeni scriveva anche articoli per il Manifesto, ma sotto uno pseudonimo. E seguiva da vicino le vicende dei sindacati egiziani, alcuni dei quali sono in prima linea nell’opposizione al governo di Al-Sisi. Subito dopo il ritrovamento del corpo, dalle autorità del Cairo sono emerse ricostruzioni presto smentite dalle evidenze e che hanno provocato la dura reazione del governo e dell’opinione pubblica italiana. Quello che si sa è che nel tardo pomeriggio del 25 gennaio Regeni stava andando a trovare alcuni amici per un compleanno, come ha confermato Omar Assad, un suo conoscente. Dal quartiere di El Dokki, sulla sponda sinistra del fiume Nilo, si stava spostando a piedi verso il centro della città, che si trova sulla sponda destra, probabilmente effettuando parte dello spostamento in metropolitana per raggiungere la zona di piazza Tahrir. Regeni sarebbe salito in metropolitana intorno alle 20: poi non se ne è saputo più nulla.
/ Ebs